I delitti del Mugnone by Daniela Alibrandi

I delitti del Mugnone by Daniela Alibrandi

autore:Daniela Alibrandi [Alibrandi, Daniela]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Morellini Editore
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


***

Bravo, sei stato bravo, mi hai soddisfatto. Era proprio quel guizzo che volevo catturare, il terrore, senza sorrisi, senza fraintendimenti. La vergogna, il pudore, la supplica e il terrore, come quei giovani, come lui…

18

Giangreco non si era sbagliato la sera precedente, pensò Rosco scuotendo l’ombrello appena entrato nel suo ufficio. Per alcuni giorni sarebbe piovuto e tanto. L’Arno già si era gonfiato ed era divenuto tumultuoso, a dispetto della calma che di solito sfoggiavano le sue acque. In lui era vivo il ricordo dell’alluvione del ’66 e Firenze ancora portava i segni del livello raggiunto allora dall’acqua per le piogge incessanti.

Gli dispiaceva anche per Porzi, che sarebbe rimasta bloccata al monastero. Lui aveva voluto comunque raggiungere il commissariato a piedi e, nonostante l’eskimo e l’ombrello, adesso sentiva freddo per i pantaloni bagnati. Poco male, si disse, si sarebbero asciugati in breve.

Non aveva neanche terminato di mettere a posto le sue cose, che già l’ispettrice e l’agente scelto bussavano alla porta. Giangreco mostrava l’aria trionfante di chi aveva ottenuto un buon risultato. Infatti in mano portava gli ingrandimenti dell’immagine che gli aveva indicato.

«Hommissario, aveva ragione, abbiamo spulciato nelle foto del secondo funerale e l’abbiamo trovato. Guardi è la stessa persona. Ci ho passato anche stanotte e confrontando gli ingrandimenti non resta alcun dubbio.»

Rosco lo guardò un momento negli occhi e da come erano cerchiati si capiva benissimo che l’agente non dormiva almeno da un paio di notti. Invece la Sposato aveva un’aria riposata, anche se sempre un po’ stizzosa. Rosco notò che si era spalmata sulle labbra un rossetto particolarmente lucido.

«Dammi qua» disse prendendo le foto che gli aveva allungato Giangreco.

Era senz’altro lo stesso uomo. Capelli lunghi legati in una coda, magro, alto se confrontato a chi aveva vicino, pallido, tutto sommato un tipo strano.

«Allora, convochiamo le tre madri e mostriamo loro queste foto. Se non lo riconoscono riconvochiamo gli amici. Avete sentito la ragazzetta che si disperava al funerale di Rontoli?»

«Non ancora, la dobbiamo individuare, ma conto di riuscirci per oggi» disse sicura la Sposato.

«Che aspettiamo, Eleonora? Entro stamattina deve venire fuori il nome della ragazza. Abbiamo o non abbiamo capito che è d’obbligo non perdere tempo?»

«Mi sembra che non stiamo perdendo tempo, commissario, noi» puntualizzò la Sposato. L’allusione era chiara al fatto che l’aveva visto a spasso per Firenze con la Porzi, ma lui non la raccolse, si limitò a guardarla fisso per alcuni secondi, nei quali lei abbassò lo sguardo.

«Andate, ci vediamo quando avrete dei nomi da farmi» disse Rosco, congedandoli.

Verso mezzogiorno la Sposato bussò alla sua porta.

«Scusi, commissario.»

«Vieni, Eleonora, cosa c’è, hai rintracciato il nome della ragazza?» disse nel modo più serio che gli riuscisse. Già c’era passato con la Porzi, quando le aveva dato confidenza.

«Non ancora, ma di là c’è la mamma di un ragazzo che conosco, Valerio Sarti.»

«Ebbene?»

«Valerio è un ragazzo che consegna in giro il pane appena sfornato la mattina presto e poi va a scuola, un bravo giovane che ho conosciuto proprio uscendo all’alba. So che lo fa per guadagnarsi qualcosa.»

«Encomiabile, e allora?»

«La



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